Innovazione Frugale Avanzata, Informatica Libera (Open Source) e Economia di Prossimità: La Trinità per un Futuro Moderno & Sostenibile

Nell’era digitale in cui ci troviamo immersi, l’innovazione frugale (in particolare quella avanzata) e l’adozione dell’informatica libera (sistemi Linux, software libero Open Source/FLOSS) si presentano come potenti strumenti per promuovere uno sviluppo economico sostenibile, favorire l’inclusione digitale e ridurre l’impatto ambientale (oltre a mitigare la dipendenza tecnologica dall’estero quando le catene di fornitura diventano fragili o troppo costose). Quando combinati con il riuso dei computer obsoleti, questi approcci possono diventare catalizzatori per la crescita delle micro imprese e migliorare la qualità della vita delle persone (in particolare per quelle categorie escluse o che hanno difficoltà ad accedere ai servizi digitali), specialmente nelle comunità locali.

Innovazione Frugale: Fare di Più con Meno

L’innovazione frugale è un approccio tecnologico (e più recentemente anche modello di business e sviluppo) che promuove l’idea di ottenere risultati significativi con risorse limitate. Originariamente associata ai contesti economicamente svantaggiati, questa mentalità ha dimostrato di essere altrettanto efficace in contesti più sviluppati (o afflitti da crescente/cronico declino economico – vedi gli studi dei premi Nobel economia Abhijit Banerjee e Esther Duflo divulgati nel loro libro “Una buona economia per tempi difficili”). L’obiettivo principale è quello di massimizzare il valore e minimizzare gli sprechi.

Nell’ambito dell’informatica, l’innovazione frugale si traduce nell’adozione di soluzioni libere-aperte, efficienti, economiche, minimaliste, robuste-resilienti e sostenibili. Questo può includere l’uso di software open source, la riduzione dei consumi energetici e l’estensione della vita utile dell’hardware.

Informatica Libera: Liberare il Potenziale

L’informatica libera, rappresentata da sistemi operativi come Linux e da software open source, offre una via alternativa e aperta rispetto alle soluzioni proprietarie. Questi strumenti non solo sono liberi-aperti (attenzione la licenza è gratuita, ma non il supporto tecnico), ma anche molto più sicuri (lato minacce informatiche) ed orientati maggiormente a tutelare la privacy degli utenti. Inoltre, promuovono “eticamente” la trasparenza, la condivisione della conoscenza e la collaborazione.

L’adozione dell’informatica libera consente alle micro imprese e alle persone di ridurre i costi legati alla tecnologia, eliminando la dipendenza da licenze costose e promuovendo la libertà di utilizzo e modifica del software.

Riuso dei Computer Obsoleti: Dando Nuova Vita all’Hardware

In un’epoca in cui la tecnologia diventa obsoleta a un ritmo sempre più rapido (e gli approvvigionamenti/forniture di hardware, sempre più costose, lunghe, difficili e soprattutto vulnerabili ad ogni crisi internazionale), il riuso dei computer obsoleti rappresenta una soluzione immediata, intelligente ed ecologica. Piuttosto che scartare vecchi dispositivi, è possibile aggiornarli e riutilizzarli per scopi diversi.

Con l’installazione di sistemi operativi leggeri, minimalisti, robusti-resilienti e ottimizzati, i computer obsoleti possono essere trasformati in strumenti efficienti per svolgere una vasta gamma di compiti, dall’elaborazione di testi e calcoli alla gestione dei files/ed erogazione di applicativi web con piccoli server locali.

Economia di Prossimità: Sostenere le Comunità Locali

L’economia di prossimità si concentra sull’idea di favorire lo sviluppo economico locale, promuovendo la produzione e il consumo di beni e servizi all’interno della stessa comunità. Questo approccio non solo riduce l’impatto ambientale legato al trasporto di merci, ma anche rafforza i legami sociali, promuove la solidarietà e soprattutto crea concrete opportunità di lavoro (anche qualificato, lontano dalle “fumose” mansioni degradanti descritte magistralmente nel saggio Bullshit Jobs dall’antropologo David Graeber) locale.

L’utilizzo di modelli di innovazione frugale e informatica libera all’interno dell’economia di prossimità può portare a una serie di vantaggi, inclusi:

  1. Riduzione dei Costi: Le micro imprese possono ridurre i costi operativi adottando soluzioni tecnologiche frugali e open source, consentendo loro di investire in altre aree cruciali del loro business.
  2. Accessibilità Digitale: L’adozione di tecnologie aperte e il riuso di computer obsoleti possono contribuire a ridurre il digital divide, consentendo a un numero maggiore di persone e imprese di accedere agli strumenti digitali necessari per prosperare nell’economia digitale (o semplicemente ad accedere a servizi vitali di e-banking e/o istituzionali come SPID o richieste per ricette/visite mediche).
  3. Sostenibilità Ambientale: Riducendo il consumo di risorse elettroniche e promuovendo il riuso degli hardware, si può contribuire a mitigare l’impatto ambientale dell’industria tecnologica, riducendo l’accumulo di rifiuti elettronici.
  4. Crescita Locale: Supportando le micro-piccole imprese e le iniziative locali, si stimola la crescita economica nelle comunità, creando opportunità di lavoro e migliorando la qualità della vita.

Conclusioni

L’innovazione frugale, l’informatica libera e l’economia di prossimità rappresentano un trittico vincente per costruire un futuro sostenibile e inclusivo. Combinate insieme, queste approcci possono favorire la crescita economica, promuovere l’accessibilità digitale e ridurre l’impatto ambientale della tecnologia. Investire in queste pratiche non solo migliorerà le prospettive delle micro imprese e delle persone, ma contribuirà anche a creare una società più equa e resiliente.

Precisazioni:

L’informatica libera (Linux, Open Source, FLOSS) viene spesso erroneamente paragonata (principalmente dai big players del mondo IT) al mondo del low-tech, movimento maker e innovazione/ingegneria frugale (anche se il recente clamore-successo dell’IA Cinese DeepSeek sembra aver messo in discussione tale desueta concezione) per diverse ragioni:

1. Costi:

  • Il software open source è spesso gratuito o ha un costo inferiore rispetto al software commerciale.
  • Questo lo rende accessibile a un pubblico più ampio, incluse le micro-piccole imprese e i privati con budget limitati.

2. Semplicità:

  • Il software open source è spesso più semplice, minimale e leggero rispetto al software commerciale.
  • Questo lo rende più facile da usare e da installare, anche su computer con prestazioni ridotte.

3. Flessibilità:

  • Il software open source è spesso più flessibile e adattabile rispetto al software commerciale.
  • Questo permette (se si sa programmare) di modificarlo e personalizzarlo per soddisfare le esigenze specifiche dell’utente.

4. Filosofia:

  • Il movimento open source si basa sulla filosofia della condivisione e della collaborazione.
  • Questo lo rende più vicino al mondo low-tech dell’innovazione/ingegneria frugale, che spesso si basa su principi di autosufficienza e di comunità.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’informatica open source non è necessariamente low-tech, anche se è quasi sempre minimalista, essenziale, efficace, robusta-resiliente, affidabile. Esistono molti software open source avanzati e complessi, utilizzati da aziende e organizzazioni di tutto il mondo.

Inoltre, il mondo low-tech e/o minimalista non è necessariamente sinonimo di “primitivo” o “arretrato (basta vedere quotidianamente che succede nell’ambito difesa con l’uso di droni dal costo di soli 500 US$, in grado di conseguire la superiorità su armamenti di centinaia di migliaia di US$). La tecnologia low-tech e/o minimalista può essere altamente efficace e appropriata in determinate circostanze, come in contesti con risorse limitate o in aree con scarsa infrastruttura digitale.

In definitiva, il paragone tra informatica open source e mondo low-tech è una semplificazione. Le due realtà sono in realtà molto diverse e complesse, con caratteristiche e vantaggi specifici.

In conclusione, l’informatica libera (Linux, open source, FLOSS) offre una vasta gamma di possibilità per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative, efficienti e accessibili, anche in contesti complessi e con risorse limitate.

Innovare gradualmente, a basso costo “partendo dal basso”

Questo post prende spunto da un interessante articolo di uno dei co-fondatori di Arduino sostenitore dell’idea che per favorire l’innovazione in Italia si debba “partire dal basso”.

Già prima della pandemia ho avuto modo di visitare entusiasticamente numerosi eventi Industria 4.0 presso diversi innovation hub, ma nel tempo ho ahimè quasi sempre rilevato una scarsa partecipazione di una buona fetta (la più grande) del tessuto imprenditoriale manifatturiero locale (artigiani, ditte individuali, micro-piccole imprese a conduzione familiare).

Parlando con I pochi proprietari di officine terziste presenti, le risposte tipo erano quasi sempre “interessante, ma non siamo sufficientemente grandi e pronti per adottare tali soluzioni” o “tecnologie sicuramente troppo care per la nostra impresa”.

In effetti escludendo I progetti Industria 4.0 eseguiti nelle grandi e medie imprese nazionali (che sono poi quelli pubblicizzati sulle riviste di settore), nelle piccole e micro realtà aziendali solo il meccanismo dell’incentivo fiscale per l’acquisto di nuove attrezzature ha innescato qualche processo di innovazione (più che altro sostituzione di macchinari obsoleti ed installazione di piccoli robot collaborativi) che comunque è da considerarsi positivo.

Ma cosa è mancato affinchè l’iniziativa coinvolgesse un maggior numero di aziende del territorio ed innescasse la creazione di numerosi nuovi posti di lavoro qualificati (così come teorizzato, previsto durante la stesura del piano d’innovazione)? Al solito mi vengono in aiuto gli studi dei premi nobel per l’economia 2019 (Banerjee & Duflo) che hanno compreso quanto I modelli economici (fallimenti & successi) utilizzati per la crescita dei paesi in via di sviluppo siano in parte anche adattabili e confrontabili con quelli delle nazioni più ricche che da anni si trovano cronicamente intrappolati in una congiuntura economica non favorevole e non dispongono di tutele per la propria sovranità tecnologica.

Uno degli errori delle politiche economiche di nuova generazione è quella di credere (o far credere) che per far crescere una nazione sia sufficiente adottare le ultime teconologie (in primis quelle collegate ad internet, alla connettività ed al digitale più in generale), in realtà molti studi (il più noto è il rapporto Spence https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/6507) dimostrano che la maggior parte delle “innovazioni” sviluppate dai paesi più all’avanguardia non sono il più delle volte adatte alla maggior parte delle imprese (anche europee o statunitensi) che operano nei mercati locali più tradizionali.

Ad esempio possono impiegare troppa energia (in molti se ne stanno rendendo conto in questi mesi) rispetto a quando il lavoro era eseguito manualmente da operatori. Richiedono lavoratori qualificati (operatori, manutentori, etc.) che non si trovano o prevedono giustamente salari molto elevati (visto l’alto grado specialistico di competenze richieste sul lavoro). Sono costose in termini di prodotto e servizi post-vendita. Spesso sono sviluppati e commercializzati (anche se le filiali sono capillari sul territorio) da “monopoli” esteri e questo oggi potrebbe comportare un sovraprezzo crescente (oltre a criticità logistiche nella catena di fornitura).

Inoltre il problema principale è che molte innovazioni dell’Industria 4.0 (ma l’esempio è adattabile a qualsiasi altro comparto della tecnologia) sono isolate dal contesto, senza un adeguato collegamento con le specifiche necessità (e capacità) di una micro-piccola impresa che richiede invece di innovare gradualmente, a basso costo “partendo dal basso”.